L'Urlo

Messina è una “cloaca”? Parliamone!

Indignarsi o riflettere: ecco le due reazioni comuni dinanzi ad una critica. In queste due posizioni si è divisa la città di Messina nei confronti del giornalista Antonello Caporale che l’ha definita, insieme a Reggio Calabria, una “cloaca”. Si è trattato di un'offesa ingiustificata o di una coraggiosa e necessaria denuncia?

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di Ivan Mirko Stanislao Tornesi

messina
Il giornalista Antonello Caporale ha definito Messina e Reggio Calabria "due cloache"
Nelle ultime settimane il giornalista di Repubblica Antonello Caporale è argomento principale delle chiacchierate dei messinesi. Non lo è per l’uscita del suo libro Mediocri, in cui parla anche di Messina e del Ponte sullo Stretto, né tantomeno per i suoi studi giornalistici sulla città, ma piuttosto perché nel talk show televisivo “Exit” si è permesso di definire Reggio Calabria e Messina “due cloache di città”.

Il clamore suscitato dalle sue parole è riuscito a scuotere gli animi di molti messinesi che si sono divisi tra chi si è indignato ritenendo quelle parole un’offesa alla dignità dei cittadini (fino ad arrivare alla querela da parte del Sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca), chi si è espresso in difesa di Caporale e chi (il comitato “Giovani e Messina”) ha ritenuto opportuno intervenire e aprire un dibattito invitando il giornalista a Messina.

Malgrado diversi tentativi di ostruzionismo da parte delle istituzioni cittadine, che si sono definite “indignate” e restie ad accoglierlo, il dibattito con il giornalista c’è stato e si è svolto in due incontri: il primo in una libreria, dove principalmente è stato presentato il suo libro “Mediocri”, e il secondo in un circolo giovanile molto conosciuto in città, il Guernica, centro culturale e politico rappresentativo per i giovani messinesi.

Le parole di Antonello Caporale hanno dunque offeso i mediocri e mosso i talenti.

caporale
"Io accuso il malgoverno (...). Ma il malgoverno non è un prodotto del demonio: chiama tutti alle responsabilità personali"
Questo è, infatti, il senso più volte spiegato attraverso i blog e le mail di scusa che il giornalista ha inviato ai cittadini messinesi: “Chiedo scusa, dunque. Alle scuse, doverose e spero utili, perché il tono delle accuse, ancorché riferite in un contesto assai poco fraintendibile, non deve apparire eccessivo, aggiungo qualche altra considerazione. Io accuso il malgoverno, responsabile di una gestione dissennata di anni e anni, che ha piegato Messina così come ha ucciso Napoli, distrutto Caserta, reso serva Reggio Calabria. Ma il malgoverno non è un prodotto del demonio: chiama tutti alle responsabilità personali.

Dinanzi a tali affermazioni, “la classe dei mediocri” non ha colto l’occasione per riflettere e discutere dei problemi reali della città (e quindi sulle ragioni di quella eccessiva espressione del giornalista), non ha aperto un dialogo con i messinesi né è intervenuta sulle emergenze cittadine, ma, piuttosto, ha intrapreso un’azione penale contro chi ha descritto, non a sproposito, una realtà problematica e controversa.

Al contrario, scopo dell’incontro è stato proprio quello di aprire un dibattito – tra i cittadini, le istituzioni, le organizzazioni politiche, i sindacati, le associazioni – e promuovere la cultura del confronto. Esistono, infatti, messinesi che lavorano ad una città migliore e discutono di quei problemi reali di Messina che anche Caporale conosce grazie ai suoi studi giornalistici. Non può quindi essere tollerata l’idea, espressa da alcuni, che “Caporale non può parlare perché non è di Messina” o, viceversa, “non può parlare perché anche lui è del sud”.

Antonello Caporale deve parlare con i messinesi, confrontarsi con loro ed intervenire; alla sua professione non è dato nessun confine geografico, se non quello della verità dei fatti.

stretto
Da 40 anni i messinesi sentono parlare di un colossale Ponte sullo Stretto ma ancora nessuno ha risolto i problemi concreti dei cittadini
Io, da messinese, credo che non dovremmo sentirci offesi dal termine “cloaca” pronunciato dal giornalista riferendosi alla nostra città: ad offenderci dovrebbero essere tutti quei problemi che soffocano Messina.

I messinesi, infatti, aspettano ore e ore agli imbarchi dei traghetti e degli aliscafi, aspettano che vengano sistemate le strade, che vengano pulite le spiagge, che venga aperta la metro-ferrovia Giampilieri-Messina, aspettano un piano che metta a norma tutte le case secondo criteri antisismici e che vengano assegnate le case a chi ancora vive nelle baracche.

I messinesi aspettano che vengano rivalutate le bellezze del territorio, il patrimonio storico e artistico, le uniche cose che ancora possono essere rivendicate quando si parla male di Messina: parlo del recupero delle nostre coste e di importanti centri storici e culturali del passato, come ad esempio la splendida e ormai dimenticata abbazia di Mili San Pietro.

E mentre aspettano, quegli stessi messinesi sentono parlare da 40 anni di Ponte sullo Stretto, il ponte più lungo del mondo, che finora è solo il Ponte mai realizzato più costoso del mondo.

Questa estenuante attesa di azioni concrete, prima ancora di qualsiasi parola di un giornalista, dovrebbe suscitare la rabbia e l’indignazione dei cittadini.


A suscitare l'indignazione dei messinesi dovrebbero essere i problemi che soffocano la città, non le parole di Caporale
Antonello Caporale non ha fatto altro che esprimere un sentimento condivisibile e scrive bene Gabriella Cerami nel suo Blog Magradotutto: “Quello che ha detto Caporale non è in contraddizione con il sentimento di insoddisfazione che si percepisce in città”.

Tuttavia, Messina in questa occasione ha dimostrato di non essere soltanto teatro di sterile insoddisfazione ma anche casa di persone che hanno accolto volentieri il giornalista ed hanno approfittato della sua presenza per parlare di loro stesse e dei loro problemi, aprendo così un dibattito che si era tentato più volte di chiudere.

La due giorni messinese, oltre ad offrire a Caporale la possibilità di conoscere molti cittadini e far parlare di sé e del suo libro, ha prodotto una discussione ed un confronto che, forse, metterà in moto la macchina dei talenti e dei contrasti alla mediocrità, quella di cui parla Caporale nel suo libro.

Il giornalista ha salutato Messina con queste parole: “Credo che una riflessione collettiva sia molto più utile di una querela, ma se la querela serve a fare discutere, è utile anche quella”.

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11 Maggio 2009 - Scrivi un commento
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