Pane, formaggio, vino: tra cibo, autoproduzione, risparmio e felicità

Il libro “Pane, Formaggio e Vino” ha costituito il pretesto per una piacevole chiacchierata con l’autore, Valerio Pignatta, che ci ha illustrato il suo punto di vista non soltanto sul cibo e l’autoproduzione ma, più in generale, sulla controversa società di oggi.

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di Matteo Peraccini

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Pane, Formaggio e Vino è un piccolo grande manuale per l'autoproduzione di tre alimenti fondamentali per la cultura gastronomica italiana
Una inesauribile curiosità intellettuale, una vita votata alla ricerca in ambiti cruciali dell'esistenza di ogni uomo: salute, ambiente, alimentazione e autoproduzione. Una grande passione per il pensiero alternativo e per la storia dei movimenti spirituali libertari.

Valerio Pignatta, nato a Vigevano nel 1959, ha tutte le carte in regola per dire la sua all'interno del vasto dibattito sulla decrescita che ci accompagna da qualche anno.

Con la recessione oggi in atto ci siamo rivolti a lui per farci spiegare cosa significa autoprodurre nel momento storico che stiamo vivendo. Abbiamo preso spunto dal sorprendente Pane, Formaggio e Vino, pubblicato per BIS Edizioni nel dicembre 2007, ma quanto mai attuale per le semplici tecniche di autoproduzione proposte.

Caro Valerio, parliamo di Pane, formaggio e vino, il tuo piccolo grande manuale per l'autoproduzione di tre alimenti fondamentali per la cultura gastronomica italiana. Come è nata l'idea di questo libro?

Originariamente l'idea era quella di fornire uno strumento di tipo “didattico” agli studenti delle scuole medie e delle superiori che mi sembravano costituire una fascia sociale ormai digiuna di esperienze concrete legate alla terra e alla preparazione di cibi per il proprio mantenimento. Mi sembrava una proposta interessante, specie anche dal punto di vista degli insegnanti che hanno difficoltà a far recepire tematiche concrete rispetto a quelle virtuali che costituiscono la quotidianità dai ragazzi (videogiochi, Internet ecc.).

Poi in effetti mi sono reso conto che, specie nelle città, il fenomeno di allontanamento dalla natura e dalla cucina degli alimenti che essa ci fornisce non riguarda solo i ragazzi, ma anche buona parte di quelli che ormai sono adulti a pieno titolo.

Siamo in piena recessione, moltissime persone stanno perdendo il posto di lavoro, altre hanno troppo lavoro. In entrambi i casi ci sono delle difficoltà; chi fatica a fare la spesa per scarsità di liquidi, chi non ha tempo per autoprodursi il cibo a causa di orari di lavoro incompatibili con uno stile di vita alternativo. In questo panorama l'autoproduzione è più una risorsa o un sogno?

autoproduzione
Il fenomeno di allontanamento dalla natura e dalla cucina degli alimenti che essa ci fornisce non riguarda solo i ragazzi, ma anche buona parte di quelli che ormai sono adulti a pieno titolo
Credo che nel caso di incrinature economiche in una famiglia l'autoproduzione rappresenti una buona pratica di appoggio alle strategie di soluzione della situazione critica. Avendo maggior tempo disponibile (per la mancanza di un lavoro) tutto quello che si riesce a produrre in casa costa decisamente di meno a fronte di una maggiore qualità e gusto. Senza contare che nel lungo periodo si risparmia anche sulla salute dato che una migliore alimentazione, come quella che deriva dai cibi casalinghi, migliora la forma fisica e lo stato immunitario.

Rispetto invece a chi ha troppo lavoro forse l'autoproduzione può essere un modo per rallentare, per riprendere ad usare le mani e per avere qualche ora libera derivata dal minore dispendio di soldi che si ricava dal risparmio che ne deriva. Affermare però che chi si fa il pane in casa ha risolto il problema dell'esistenza e quelli ambientali mi sembra un'illusione. I cambiamenti richiesti sono molto più vasti e la necessità di trovarsi un lavoro ecologicamente e socialmente “responsabile” dovrebbe avere a mio parere la priorità. In sostanza è inutile autoprodursi qualcosa e poi passare nove ore nella banca di turno come impiegato. Non cambia nulla. Sei totalmente dipendente dal sistema e in balia dei suoi capricci. Senza contare che lo sostieni col tuo lavoro. Ripensare a questa crisi in questo modo aiuterebbe.

L'industria alimentare, così come ogni settore industriale, vede nella riproduzione di beni sempre uguali uno dei suoi punti di forza. Anche quando esistono varianti di un prodotto si tratta quasi sempre di diversità di aroma o di colore, ma nella sostanza cambia poco. Invece nel tuo libro c'è spazio anche per la fantasia. Io vi ho trovato un'ottima ricetta per il pane con le patate e le olive, e altre golosità che si trovano oramai soltanto dai fornai più intraprendenti. Personalmente mi piace vedere dietro queste proposte anche un invito a sperimentare. Tu cosa ne pensi?

pane, formaggio e vino
"Il virtuale si è imposto sul reale. Nella realtà invece è chiaro che si sperimenta, si impasta, si varia secondo la necessità e l'ispirazione o semplicemente secondo quello che c'è di disponibile, come in frigorifero così nella vita"
L'omologazione è il virus dominante che si è diffuso grazie ai media. L'iniziativa personale ha lasciato il posto ai pareri degli esperti i quali ci inquadrano nei vari aspetti dell'esistente. Tutto è diventato materia d'insegnamento, dal fare l'amore al coltivare una piantina di cicoria. Purtroppo con l'industrializzazione imposta a tappe forzate il vuoto che si è venuto a creare nella cultura umana è divenuto davvero tale da aver lasciato aperta questa possibilità.

Il virtuale si è imposto sul reale. Nella realtà invece è chiaro che si sperimenta, si impasta, si varia secondo la necessità e l'ispirazione o semplicemente secondo quello che c'è di disponibile, come in frigorifero così nella vita. La creatività è un atto di riflessione e di quiete. Nella velocità odierna è difficile realizzare atti creativi. È più facile seguire un canovaccio già dato.

Grazie Valerio, è stata una chiacchierata piacevole e cordiale, che vorrei chiudere in maniera altrettanto gioviale. Una cosa buffa che ho notato è che la pignatta, stando a Wikipedia, è esattamente “un tipo di pentola realizzata in terracotta, dal basso costo, dalla grande capacità di distribuire calore in modo lento e uniforme”. Non hai mai pensato che nel tuo cognome ci sia un po' un destino?

A volte i miei figli, saltando baldanzosi intorno alla tavola apparecchiata in attesa di gustare i piatti che ha preparato la mia compagna, hanno fatto questo rilievo. Una dispensa piena di buone cose, naturali, semplici e coltivate con amore è una buona base di partenza per una situazione familiare armonica e salutare.

Può sembrare un'affermazione eccessiva, ma spesso ormai ci dimentichiamo che le cose semplici sono quelle eterne. Per quanto ci attacchiamo con foga ai nostri pc e ai nostri disparati apparecchi elettronici siamo ancora esseri naturali che poco hanno a che spartire con bulloni e microchip. Forse prenderne atto non sarebbe male.

PER SAPERNE DI PIU' SULL'ARGOMENTO
Pane, Formaggio e Vino

Pane, Formaggio e Vino insegna come riscoprire e rivalutare una tradizione di autosufficienza alimentare...
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18 Agosto 2009 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
7/5/09 08:18, Lorenzo ha scritto:
Un libro gradevolissimo e molto scorrevole. Vi si respira aria pura, genuina. Vi si scorgono le luci di un mondo che, malgrado tutto, continua ad esistere, a resistere.
Grazie, Valerio, per i tuoi insegnamenti.
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