A 23 anni da Cernobyl

Il 26 aprile era il 23esimo “anniversario” della catastrofe di Cernobyl. Cittadini del mondo intero hanno partecipato a manifestazioni e dibattiti per ricordare le vittime dell’immane incidente. La più alta concentrazione di iniziative si è verificata in Francia e in Italia. Per quale motivo?

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di Elisabeth Zoja

manifestanti cernobyl
Manifestanti stesi nella piazza principale di Montpellier per commemorare le vittime di Cernobyl
Una ventina di corpi in tute bianche stesi sulla piazza principale. Non sono morti, ma li rappresentano: ci ricordano le vittime della catastrofe di Cernobyl, avvenuta esattamente 23 anni fa. “Il bianco è molto simbolico, è il colore che indossano i tecnici delle centrali, ma è anche il colore dei cadaveri e dell’innocenza,” spiega Elisabeth Coulouma, scrittrice che ha organizzato l’incontro.

Il 25 aprile a Montpellier erano tutti in bianco; il giorno dopo invece, una massa vestita di nero ha percorso Parigi.

Non solo i francesi hanno ricordato questo giorno: nel mondo intero si sono svolti moltissimi eventi commemorativi, anche in Italia. Manifestazioni, conferenze stampa e proiezioni video hanno rianimato quel 26 aprile, giorno in cui è esploso il reattore numero 4 di Cernobyl.

Era solo il primo giorno di una delle più grandi sciagure tecnologiche di tutti i tempi.

Cernobyl, infatti, non ha ancora smesso di uccidere: a causa di quel disastro anche generazioni future saranno affette da cancro, patologie multiple ed effetti mutageni.

Più di 7 milioni di persone sono state colpite gravemente dalla catastrofe, stima l’ex segretario generale dell’ONU Kofi Annan.

Secondo le comunicazioni dell’AIEA (Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica), invece, le vittime sarebbero 50. Cinquanta contro sette milioni.

cernobyl manifestanti
Molti giovani partecipano a queste azioni per prendere coscienza del passato, ma anche per influenzare il futuro
Qual è la cifra reale? Probabilmente non verrà mai alla luce. Inevitabilmente il numero di vittime contiene anche dei liquidatori. Delle 800.000 persone che hanno lavorato per contenere il disastro, centinaia di migliaia hanno perso la salute o la vita (secondo le ambasciate di Ucraina e Russia).

Sono ormai passati 23 anni e con lo scorrere del tempo l’oblio ed il mascheramento della verità appaiono come le conseguenze più probabili della tragedia. Affinché il mondo non dimentichi, però, migliaia di persone sono scese in questi giorni in piazza per commemorare quel devastante evento.

“A Brest c’erano persone lungo il fiume, sulla diga e sui pontili […] Volevano semplicemente distribuire volantini per commemorare il 23. anniversario della catastrofe”, si legge in un comunicato stampa, “un cordone di poliziotti ha loro impedito l’accesso.” Questa la situazione a Brest sabato 25 aprile.

Lo stesso giorno, i volontari di Macon (a nord di Lione) hanno chiesto ai sostenitori dell’energia nucleare l’impegno a partecipare ai soccorsi in caso di disastro.

Molti giovani partecipano a queste azioni per prendere coscienza del passato, ma anche per influenzare il futuro. Lo dimostra la particolare distribuzione delle 220 iniziative di quest’anno in memoria di Cernobyl: 163 in Francia e 22 in Italia. Un caso? Possibile, ma ricordiamo che (assieme alla Lituania) la Francia è il Paese che più dipende dal nucleare, che costituisce l’80% dell’energia (Il mondo in cifre 2008).

L’Italia, invece, è bianca d’innocenza: non fa che comprare l’energia nucleare francese. Almeno per ora.

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